Informazioni e suggerimenti per evitare i danni da placca: dagli antichi masticatori all’efficacia clinica degli oli essenziali
Dott. Pier Michele Mandrillo
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STORIA:
Dell’importanza di rimuovere la placca dentale, pellicola biancastra che si attacca soprattutto dopo i pasti sulla superficie esterna dei denti, erano già convinti i nostri antenati, tanto che nel “Codice di Hammurabi” (1792-1750 a.C.) è ben descritta l’azione di un verme capace di rosicchiare le gengive e succhiare il sangue dai denti. Per risolvere tali problematiche, Hesi-Re (medico babilonese del 3000 a.C., a merito considerato il più antico dentista della storia del mondo) consigliava ai pazienti dell’epoca, faraoni compresi, l’uso del “pan”, masticatorio a base di semi di cardamomo, pianta delle foreste d’Oriente.
Tale rudimentale detergente del cavo orale, prodotto erboristico naturale e non magica alchimia della famosa lampada di Aladino, fu molto utilizzato sia per l’immediata capacità meccanica di rimuovere i residui grossolani di cibo, grazie alla sua facilità di provocare un’aumentata produzione di saliva (azione scialogoga), sia per saper donare un alito profumato, dato l’effetto aromatico proprio della pianta. Qualche tempo dopo, Hildegard Von Bingen (1098-1179), più nota come Santa Ildegarda, Badessa di Bingen, in Germania, consigliava manovre di igiene e prevenzione a mezzo di sciacqui ripetuti con acqua fresca dopo i pasti. In particolare, scriveva: «… la persona a cui sanguinano le gengive e che presenta denti deboli e fragili deve prendere polvere di lisca di salmone e aggiungervi un po’ di sale. Questa polvere deve essere applicata sui denti più volte e tenuta per tutta la notte. In questo modo si puliscono i tessuti dentali e si mantengono sani». Dell’evenienza che la mancata e tempestiva asportazione permette alla placca di trasformarsi in tartaro dalla consistenza dura simil calcarea, più difficile da asportare, si occupò dettagliatamente Pierre Fauchard, padre della moderna chirurgia odontoiatrica. Nel suo trattato “Le chirurgien-dentiste ou traité des dents” del 1728 egli descrive il “limo” o tartaro come uno stato evolutivo, di maturazione e mineralizzazione della placca, «una sostanza che si accumula sulla superficie dei denti e che con il tempo si trasforma in una incrostazione dura, più o meno voluminosa». In epoca molto più recente, negli anni ‘60, due ricercatori, Loe e Theilade, dimostrarono scientificamente che la placca dentale è da ritenersi la causa principale della carie (distruzione progressiva dei tessuti duri del dente), della gengivite (infiammazione della gengiva che contorna il dente) e della parodontite (distruzione fino alla scomparsa dei tessuti di sostegno del dente).
STORIA: Da cosa è formata la placca dentale?
Da acqua per l’80% e da una matrice solida per il 20%, quest’ultima costituita per il 15% da batteri (1 mm3 di placca dal peso di circa 1 mg contiene 108 microrganismi) appartenenti a trecento specie differenti. Nelle prime ore dalla sua formazione si presenta come una pellicola bianco giallastra (materia alba) localizzata sulla superficie dei denti, negli spazi interdentali e sulla gengiva intorno ai denti. Dal punto di vista microbiologico, ossia dei batteri, risultano maggiormente presenti i cosiddetti Cocchi Gram positivi, fra tutti lo Streptococcus mutans, responsabile principale della carie (processo caratterizzato dalla distruzione dei tessuti duri del dente). In questo stadio gli accumuli mollicci sono facilmente asportabili con le comuni manovre di igiene orale domiciliare impiegando, dopo i pasti principali, spazzolino, dentifricio, filo interdentale e collutorio. È comunque opportuno recarsi dal dentista di fiducia per rimuovere meccanicamente la placca con diversi strumenti a sua disposizione (igiene orale professionale).
Come avviene e cosa provoca la trasformazione della placca in tartaro?
Quando, con il passare dei giorni, non si eseguono le corrette manovre finalizzate alla disgregazione ed eliminazione del “biofilm batterico” (placca), comincia una lenta maturazione fino a che la placca diventa di consistenza molto dura e quindi difficilmente asportabile. Dal punto di vista microbiologico tale stadio è caratterizzato dalla prevalente presenza di batteri Gram negativi, dalla forma tipica a filamento o a bastoncello, responsabili del successivo danno al parodonto (gengiva e osso di sostegno). La gengiva intorno ai denti comincia a risentire della presenza dannosa del tartaro sopragengivale (placca sopragengivale) colonizzato dai batteri e iniziano a comparire i primi segni dell’infiammazione quali dolore diffuso, rossore e sanguinamento. Le gengive appaiono via via sempre più gonfie e dolenti, a volte diventa difficoltoso perfino alimentarsi. Possono allora comparire segni clinici più gravi come la mobilità di uno o più elementi dentari e/o l’ascesso parodontale, espressione di un danno conclamato che comincia ad interessare non solo il dente ma, soprattutto, le strutture di sostegno che gli permettono di mantenersi stabile e perfettamente funzionante. Si impone a questo punto il ricorso al dentista che, oltre a rimuovere meccanicamente il tartaro, consiglierà l’uso di collutori adeguati e farmaci (antibiotici) capaci di distruggere i batteri e riportare lo stato di equilibrio e di salute orale.
Cosa fare per bloccare l’evoluzione della placca in tartaro ed impedire i danni ai denti e alle strutture di sostegno?
Per garantirsi la presenza in bocca di denti integri, ben stabili e funzionanti con gengive sane, non dolenti e non sanguinanti, oltre all’azione dello spazzolamento (assicurata dalle setole dello spazzolino e dal dentifricio), occorre sfruttare quella benefica dei collutori. Proprio in relazione a questo aspetto, è utile sapere che nella preparazione di prodotti destinati alla prevenzione, cura e mantenimento della salute orale vengono sempre più impiegate sostanze naturali capaci di disgregare e rimuovere la placca, uccidere in tempi rapidissimi i batteri in essa annidati, assicurare e garantire effetti antisettici ed antinfiammatori, mantenere per diverse ore alito gradevole e profumato. Diversi studi scientifici pubblicati su importanti e autorevoli riviste specializzate (ad esempio, Journal American Dental Association e International Journal of Clinical Periodontology) hanno dimostrato e confermato che l’utilizzo quotidiano di collutori contenenti oli essenziali, abbinato alle comuni manovre di igiene con spazzolino, dentifricio e filo interdentale, permette:
- una riduzione della placca superiore al 52%;
- una riduzione della gengivite superiore al 22,9%;
- una riduzione del sanguinamento superiore all’81%